Oli essenziali, di cosa profumano?

Li usiamo per profumare gli ambienti, per formulare creme, saponi e prodotti di bellezza ed, in fitoterapia, per curare piccoli disturbi e malanni. Ma cosa li rende così versatili?

[di Mareefe, Pixabay]

Innanzitutto cerchiamo di capire bene cosa sono gli Oli Essenziali, anche detti “OE”. Sono sostanze volatili ottenute tramite processi fisici da piante ed erbe officinali dette aromatiche.

Vengono definiti “metaboliti secondari” della pianta, ossia “messaggeri”, utili per una serie di funzioni “accessorie” quali l’attrazione degli insetti impollinatori, la difesa da parassiti, funghi e, non ultimo, le interazioni con le altre piante… Una sorta di WhatsApp del mondo vegetale.

Per estrarli si adopera comunemente la tecnica della distillazione in corrente di vapore, ma viene anche usato l’enfleurage noto fin dai tempi degli antichi Egizi, o la spremitura a freddo, quest’ultima solo per l’epicarpo, ossia la buccia degli agrumi.

Dal punto di vista chimico, gli oli essenziali sono, come suggerisce il nome, “oli”, ossia sostanze lipofile, costituite da miscele di composti chimici diversi.

I principali costituenti appartengono a specifiche famiglie di composti organici, cioè costituiti da carbonio, ossigeno e idrogeno, che possono variare in percentuale non solo da una specie all’altra, ma anche nella stessa pianta a seconda di numerose variabili esterne, come il periodo dell’anno, le condizioni ambientali o climatiche… Conosciamoli meglio:

  • terpeni: sono piccole molecole contraddistinte da un caratteristico “scheletro” composto da 10 atomi di carbonio ed almeno un doppio legame. Presenti in grande quantità in quasi tutti gli OE, sono molto reattivi ed irritanti. Oli essenziali con alte concentrazioni di terpeni sono: limone (limonene, fig.), arancio e bergamotto;
  • sesquiterpeni: molecole aventi una struttura analoga ai terpeni, ma caratterizzati da uno “scheletro” composto da 15 atomi di carbonio. Si trovano nella radice, nel legno e nella pianta intera di quelle appartenenti alla famiglia delle Asteraceae: camomilla (camazulene, fig.), elicriso e achillea;
  • aldeidi: sono piccole molecole estremamente instabili e volatili, che, a differenza dei terpeni, contengono anche l’ossigeno nella loro struttura. Sono responsabili per esempio dell’odore caratteristico della citronella (citronellale, fig) e del geranio, e di quello caldo e speziato della cannella (aldeide cinnamica, fig.);
  • chetoni: hanno una struttura chimica molto simile alle aldeidi, ma sono decisamente più stabili, e purtroppo anche più aggressivi. Alcuni OE contenenti alte percentuali di chetoni presentano infatti un grosso rischio di tossicità neurologica, come avviene con il tujone. Alcuni di essi hanno il compito di favorire la rigenerazione di tessuti che nella pianta sono stati danneggiati. Ne sono un esempio l’OE di canfora (fig.), menta piperita (mentone, fig.) e zenzero;
  • fenoli: hanno struttura centrale molto simile tra loro, ma catene laterali complesse, come l’eugenolo (fig.) e il timolo (fig.), contenuti rispettivamente negli OE di chiodi di garofano e di timo. Sono molto irritanti anche se sono i principali responsabili delle proprietà antibatteriche e antimicotiche degli oli essenziali. Proprio per questa proprietà, l’OE di chiodi di garofano era usato dagli Egizi nelle pratiche di imbalsamazione;
  • esteri: queste molecole sono il risultato della reazione tra un alcol ed un acido carbossilico. Hanno un profumo molto intenso, che tende verso il fruttato. Il più noto è l’acetato di linalile (fig.), ottenuto dalla lavanda, ma troviamo degli esteri anche negli OE di petitgrain e di elicriso.
Struttura delle principali molecole elencate
[per gentile concessione dell’autrice]

Pensate che meraviglia! Ogni olio essenziale può contenere fino a più di 100 composti diversi, una miscela di piccole molecole volatili che che si bilancia perfettamente per creare una potente arma per la pianta che lo produce ed un profumo seducente per noi.

La prossima volta che vi capita di percepirne l’odore nell’aria, pensate alla complessità di quel profumo come alla migliore orchestra mai esistita.

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Maria Lombardi
Laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche presso l’Università di Bologna, si sta specializzando con un Master di II livello in Fitoterapia. Amante della chimica che governa ogni aspetto della vita, è innamorata della Natura e di come questa interagisca con tutti noi.

Fonti:

  1. Pytos Olea – Sull’uso degli oli essenziali, Leonardo Paoluzzi;
  2. Farmacognosia. Botanica, chimica e farmacologia delle piante medicinali – Francesco Capasso;
  3. Chimica, biochimica e metachimica degli oli essenziali – Luca Fortuna.