Il cambiamento climatico e l’ottava piaga

“Esse copriranno la superficie del paese e non si potrà vedere il suolo; divoreranno il resto che è scampato, ciò che è stato lasciato dalla grandine e divoreranno ogni albero che cresce nei campi.”
(Esodo 10,5)

Locuste che attaccano la vegetazione alle porte di Lerata, Kenya
[da Newstatesman.com]

In questi primi tre mesi del 2020, alcuni stati dell’Africa dell’Est stanno fronteggiando un’invasione di locuste di rara portata, sicuramente la più grave degli ultimi 25 anni.

Uno sciame di enormi dimensioni si sta espandendo su ogni superficie libera di campi coltivati, per divorare il raccolto di grano che provvede al fabbisogno alimentare di milioni di persone, nonché di pascoli utili a fornire il cibo per il bestiame.

Secondo la FAO, la dimensione totale di questa nube di insetti avrebbe una superficie grande quanto il Lussemburgo.
Queste locuste, che arrivano presumibilmente da un’area desertica della penisola araba, si sono spinte verso ovest fino in Africa per poi espandersi tra Somalia, Eritrea, Sudan, Kenya, ed Etiopia.
E ancora minacciano di invadere anche le nazioni limitrofe.

Una locusta ha un peso di circa due grammi, ed è in grado di mangiare una pari quantità di cibo ogni giorno.

Per far capire l’entità del problema, la stima che è stata fatta sulla quantità di insetti attualmente presenti nell’area interessata è di circa 200 miliardi di esemplari.

Secondo gli organi di stampa locali, un villaggio ha visto volatilizzarsi in pochissimo tempo circa 300 ettari tra campi di grano e pascoli.
Come detto, intere comunità vivono e lavorano grazie all’agricoltura e questa piaga mette a serio rischio non soltanto la loro sussistenza, ma quella di milioni di africani che sopravvivono grazie a quei raccolti.

Questione di clima

Vedete anche voi il faccino corrucciato di Greta Thunberg?
Sarebbe lo sfondo perfetto per questo articolo in quanto, di nuovo, la causa di tutto questo sembrerebbe imputabile ai cambiamenti climatici, e in particolare ad un caldo anomalo verificatosi sopra l’Oceano Indiano occidentale poco tempo prima.

Qui, si verifica ciclicamente un fenomeno che prende il nome di “dipolo dell’oceano indiano”, comparabile al più noto Niño nell’Oceano Pacifico, ma che ha visto un notevole accentuamento negli ultimi anni.

Questo dipolo si caratterizza a partire dalla differenza di temperatura della superficie dell’acqua in punti opposti dell’oceano. Nel caso specifico, durante una delle sue fasi, nella parte occidentale, l’acqua è stata molto più calda rispetto alla parte orientale, quella verso l’oceania, che ha invece registrato temperature inferiori alla media.

Tutto questo è iniziato nel 2018 ed ha portato col tempo a due conseguenze: diminuzione delle precipitazioni e siccità in Australia, che insieme al caldo eccezionale hanno portato alle devastanti conseguenze che abbiamo visto; e dalla parte opposta, masse di acqua più calda hanno diffuso nell’aria circostante quantità di vapore ancora più grandi, che hanno alimentato le forti e copiose precipitazioni (superiori di circa il 400% rispetto alla media del periodo) “nel corno d’Africa” con le conseguenti, tragiche alluvioni.

Queste piogge eccezionali  hanno interessato dapprima, nella primavera del 2019, la zona tra Yemen, Oman e Arabia Saudita, portando alla formazione di piccoli laghi “temporanei” e ad un ambiente umido, perfetto per la crescita del numero di locuste che normalmente vivono in quella zona (in un periodo in cui il loro numero dovrebbe rimanere stabile).

Dopodiché, altri forti cicloni si sono abbattuti in Africa verso la fine dello stesso anno.

Questi fenomeni hanno portato ovviamente ad un’elevata umidità, ambiente perfetto per la riproduzione e la diffusione delle locuste che, dalla zona desertica in cui stavano, si sono spostate in Africa (e anche in Asia, dove minacciano di arrivare in Cina), diffondendosi a macchia d’olio.

La situazione aggiornata vede un controllo dell’invasione soltanto in alcune aree, mentre in altre, più difficili da raggiungere o da gestire (Somalia), appare ormai impossibile frenare la rapida avanzata.

Ancora una volta, ci troviamo di fronte ad un evento di dimensioni catastrofiche che affonda le sue radici nei cambiamenti climatici che stanno avvenendo negli ultimi tempi. Di anno in anno, registreremo l’aggravarsi di questi fenomeni, finché non saremo più in grado di porvi rimedio.

Ma il conto, molto salato, abbiamo già iniziato a pagarlo.

Davide Ghisi
Laurea triennale in Scienze della Comunicazione, Tecniche di Laboratorio biomedico e laurea magistrale in Biotecnologie Mediche. Percorso di studi contorto, persona semplice. Mi appassiona tutto ciò che siamo e che facciamo.

Fonti